venerdì 7 agosto 2009

Stop al consumo di territorio

  • I dati in un dossier del Wwf e dell’Università dell’Aquila
    In 15 anni il cemento ha ricoperto un’area grande come Lazio e Abruzzo
    Dal 1990 al 2005 consumata dall’urbanizzazione una superficie agricola che equivale alla superficie del Veneto
    (Corriere della Sera)
  • Dossier di legambiente e del ministero dell’Ambiente sulle località di montagna
    Nevica cemento sulle Alpi - Dieci seconde case ogni una di residenti
    E’ il rapporto registrato in un Comune del Cuneese: ma il record è di Bardonecchia, con 7892 alloggi di vacanza
    [...]
    CRESCE IL MALESSERE TRA I RESIDENTI - «Abbiamo cercato di quantificare le dimensioni di un fenomeno, associato alla speculazione immobiliare, che nella percezione dei residenti è diventato sempre più un elemento di malessere – ha spiegato Damiano Di Simine, responsabile dell’Osservatorio Alpi di Legambiente – troppe seconde case producono degrado del paesaggio, oneri a carico delle amministrazioni locali, e spesso concorrono al declino delle stazioni turistiche montane, oltre che al generale scadimento delle condizioni di vita di paesi in cui, per gran parte dell’anno, le case chiuse prevalgono su quelle abitate dai residenti».
    (Corriere della Sera)
Non c’è molto da aggiungere.
La cementificazione ed il massacro del territorio, in piena attuazione anche Vergato e in alcune frazioni di Grizzana, sono la peggiore catastrofe sul medio-lungo periodo; la distruzione dell”economia locale (settori primario e secondario) e i suicidi finanziari dei comuni sono solo due delle conseguenze.
Nell’immagine dal satellite l’orrenda metastasi edilizia di Vergato: in rosso è perimetrato il nucleo urbano in qualche modo coeso alla fine della seconda guerra mondiale. L’immagine  non copre i nuovi tumoretti di Serrini, Tabina, il caravan serraglio di capannoni feroci competitori in bruttezza verso sud lungo la SS 64, l’espansione  di America ed Europa,  e le ipotesi di sviluppo a Quaderna, questi in territorio grizzanese.
Il territorio distrutto corrispondeva in grandissima parte a pregevoli terreni agricoli destinati a seminativo, vigne e frutteti.
Cesare Zecca
090807_stopalconsumoditerritorio

giovedì 6 agosto 2009

Idroelettrico basso Limentra di Treppio - 2


(Idroelettrico basso Limentra di Treppio)
In maniera del tutto casuale, come è nello stile della vita pubblica della nostra comunità grizzanese, siamo venuti a conoscenza dell’interesse di alcune società private a realizzare delle centrali idro-elettriche sul torrente Limentra di Treppio. Si tratta di tre diversi progetti di diverse società che intenderebbero realizzare le loro centrali nel tratto del fiume che va dal Molino Rizzoni alla Rocchetta Mattei.
In queste settimane abbiamo avuto modo di esaminare i 3 progetti e di riflettere sull’ipotesi di utilizzare le acque del nostro fiume per la produzione di energia elettrica.
Senza entrare eccessivamente nel merito dei progetti presentati – e per i quali sono in corso presso la Regione Emilia Romagna le procedure per valutarne l’impatto ambientale (VIA) – ci sentiamo di poter affermare che:
  • i due progetti che insisterebbero sulla riva sinistra del fiume, per caratteristiche progettuali (3 mt di diametro della condotta e 1km di lunghezza) e per quantità di energia da produrre, sono da bocciare perché avrebbero un devastante impatto sull’eco-sistema complessivo del fiume e perché non riteniamo eco-compatibili impianti così grandi nel nostro territorio (viene anche il sospetto che una conduttura così grande e da interrare, richiedendo un enorme scavo, possa nascondere il solito interesse impronunciabile per i materiali inerti che andrebbero scavati e asportati);
  • il progetto sulla riva destra, invece, presentando dimensioni più modeste (diametro della conduttura: mt 1,8; sua lunghezza: 150 mt), appare sicuramente più interessante, pur manifestando delle criticità (si tratta di una zona franosa e l’opera, non interrata, avrebbe comunque un negativo impatto paesaggistico).
Fatte queste due considerazioni, ci preme sottolineare, rispetto a questo più generale problema dell’approvvigionamento e della produzione di energia elettrica che:
  • il fatto che la produzione avvenga utilizzando delle fonti rinnovabili non vuol dire, di per sé, che ogni progetto sia buono e che si autogiustifichi;
  • la tendenza chiara e netta deve essere verso la SOSTITUZIONE di energia utilizzata prodotta con fonti rinnovabili al posto di quelle fossili;
  • occorre puntare sul risparmio energetico e sull’efficienza della rete di distribuzione a livello sistemico, ed è – dati alla mano – non vero che la regione Emilia Romagna sia deficitaria di energia elettrica;
  • occorre che il nostro comune si doti al più presto di un piano territoriale comunale energetico che punti su: risparmio, sostituzione di energia prodotta da fonti fossili con altra prodotta da fonti rinnovabili e autonomia energetica della comunità;
  • occorre che il comune persegua una politica accorta e coraggiosa che punti ad un “ripopolamento intelligente” dei suoi innumerevoli e bellissimi borghi collinari, abbandonando irrealistici e autolesionistici piani di espansione edilizia delle zone di fondovalle (che, fra l’altro, determina anche una insana e aggiuntiva domanda di energia elettrica: produzione e distribuzione);
  • occorre che il comune tuteli le risorse naturali della comunità, impedendo che suolo, acqua, boschi, aria, ecc. continuino ad essere terreno di caccia per imprenditori senza scrupoli e alla ricerca solo di  profitti facili e a breve tempo, basati sullo sfruttamento delle risorse di tutti.
Infine, e tornando al nostro fiume, vorremmo fare una considerazione di carattere più generale.
Considerando lo stato attuale delle sue acque sottoposte ad intenso sfruttamento idraulico, pensiamo che micro-progetti di centrali idrauliche possano essere realizzate, ma, a tal proposito, proponiamo che:
  • in primo luogo, vadano recuperate le tante situazioni giù esistenti che potrebbero avere anche una valenza turistica;
  • a realizzare i nuovi progetti sia una società comunale aperta all’azionariato dei cittadini grizzanesi, in maniera che i profitti della vendita dell’energia pulita prodotta vadano nelle casse del comune e dei suoi cittadini.
Quest’ultimo ci sembrerebbe un buon modo per riconciliare l’economia alla società, permettendo al comune di poter svolgere quelle sue tante funzioni sociali, oggi così a rischio a causa della cronica mancanza di risorse economiche.
Paolo Giuffrida